La zucca nella storia

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zucca
 Ci sono testimonianze dell’uso della zucca sin dai tempi più antichi, tra gli Egizi, i Romani, gli Arabi e i Greci, anche se probabilmente non era la stessa varietà che conosciamo oggi. Il suo valore derivava soprattutto dal fatto che dopo averla svuotata della polpa a scopo alimentare, la zucca diventava un perfetto contenitore. Da qui il detto “avere sale in zucca” che assimila la forma della zucca a quella del cranio e quindi significa essere svegli e intelligenti… una forma di ricchezza come nell’antichità era appunto il sale, conservato dai romani nelle zucche. 
La conoscenza in Europa di diverse varietà e la loro coltivazione risale però alla fine del 1400, dopo la scoperta delle Americhe a cura di Cristoforo Colombo, anche se la sua diffusione è stata piuttosto lenta poiché come cibo non è stata subito apprezzata dalle classi sociali più abbienti. Viceversa, le famiglie contadine di tutta Europa la utilizzavano con soddisfazione perché produttiva e resistente a diversi climi, quindi idonea a sfamare famiglie numerose e, come sempre accade, dalle ricette sperimentate nelle cucine popolari nacquero le varianti più ricche, stimolando la diffusione di piatti a base di zucca un po’ dappertutto. 
La zucca esiste in tantissime varietà, come la Mantovana, l’Iron cup, la Marina di Chioggia, la Piozzo, la Violina, la Provenzale, la Lunga di Napoli o, ultima ad avere successo, la zucca Spaghetti con la sua pasta “sfilacciata” che ricorda appunto un piatto di spaghetti.  
In Italia siamo riusciti a far crescere la zucca più grande del mondo superando il record finora detenuto da un agricoltore belga, con una zucca coltivata in Toscana che ha raggiunto i 1226 kg e che ci induce a sospettare che una zucca può diventare una carrozza anche nella realtà, e non solo nelle favole. 
Povera di calorie e di zuccheri, ma ricca di acqua, di fibre e di proprietà antiossidanti (quindi anti-age), la zucca contiene anche il prezioso carotene, la sostanza che l’organismo utilizza per produrre la vitamina A di cui abbiamo già parlato qui ( https://www.arpalieviti.it/blog/estate-carota) .
È il simbolo della festa di Halloween, la festa che nella notte tra il 31 ottobre e il primo novembre vede rivivere le creature del crepuscolo e gli spiriti dei trapassati. La festa di Halloween (All Hallows’ eve che in italiano si traduce come Vigilia di Ognissanti) è interessante perché è la trasposizione di antichi rituali religiosi di devozione verso i defunti che dall’Europa è stata portata negli USA nell’800 dagli emigrati irlandesi, per poi trasformarsi negli anni, e tornare prepotentemente nel Vecchio Continente sotto forma di festa per i bambini. Ad Halloween i bimbi indossano abiti spaventosi e minacciano gli adulti di sottoporli a paurosissimi scherzetti se non daranno loro qualcosa di dolce: ovvero i doni, soprattutto sotto forma di cibo, che i nostri antenati lasciavano sulle tombe nelle notti di veglia, per ingraziarsi i defunti e gli spiriti dell’aldilà ed evitare che tornassero a lamentarsi della scarsa devozione durante la notte, procurando incubi e altro malessere. 
Durante le notti di veglia si usavano le zucche scavate come lanterne per evitare che la fiamma si spegnesse e da lì nasce l’abitudine di scavare le forme spaventose che oggi conosciamo.  




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