Chiacchiere di Carnevale: tanti nomi, una sola ricetta, una sola origine

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Chiacchiere di Carnevale

 Origine delle Chiacchiere di Carnevale

  Per scovare l’origine delle chiacchiere, dobbiamo andare parecchio indietro nel tempo, così tanto che il Carnevale ancora non esisteva. C’erano però i suoi antenati dell’antica Roma, i Saturnali, e con essi il primo prototipo della chiacchiera: la frittilia, dei preparati a base di farina di farro e uova, fritti poi nel grasso di maiale. Un dolce decisamente pesante, uno di quelli che proprio si faticano a mandar giù. Sarebbe bastato mangiarne uno e…puff! Via la fame per tutta la giornata! 

Ai suoi albori le chiacchiere sembravano più che altro una tortura per l’apparato digestivo: erano davvero dei mattoni, ma solo l’eccesso definiva il Saturnali’s style. Dal 17 al 23 dicembre, questa festa prevedeva sette giorni in successione di: cibo, banchetti, vino, dolcetti, sesso, gioco d’azzardo, ancora cibo e vino. Si mangiava e si beveva in casa, si mangiava e si beveva in strada e si mangiava e si beveva persino a casa da amici. Se pensare alla consequenzialità del cenone della Vigilia e del pranzo di Natale vi spaventava, ritenetevi fortunati a non esser stati costretti a mangiare così tanto come gli antichi romani durante questa festa! 

Oltre che per la possibilità di ingozzarsi di continuo, i Saturnali erano un ciclo di feste amatissimo anche per il senso di libertà ed eguaglianza sociale che si respirava. Erano, infatti, giorni di gioia in cui si festeggiava la mitica Età dell’Oro, periodo in cui Saturno aveva garantito agli uomini così tanta prosperità e felicità, che le classi sociali non si erano neppure formate. Per celebrare tutto ciò, durante i Saturnali, persino agli schiavi era concessa una licenza per poter scorrazzare in giro insieme a tutta la città. 

Il culto di Saturno non si diffuse al di fuori del Lazio, ma la festa e tutte le sue baldorie dilagarono ovunque nell’Impero. Sopravvissero persino al Cristianesimo, prendendo una piega più casta, ma estremamente satirica, in cui le classi sociali per qualche giorno si “scambiavano i ruoli”. Eccoci allora arrivati al nostro Carnevale, la festa in maschera delle danze e degli eccessi, della satira allegorica e i suoi carri, dei dolci pieni di allegria come le nostre amate chiacchiere.  

Gli altri nomi delle chiacchere di Carnevale

  Dalle antiche frittilia, le chiacchiere sono sopravvissute fino ai giorni nostri meritandosi a pieni titoli l’appellativo di “intramontabili”.  La ricetta è un po’ variata, grazie all’aggiunta del burro, che le rende più friabili, e alla frittura nell’olio di semi o, per chi lo preferisce, alla cottura in forno. 

In ogni regione ora a Carnevale troviamo le nostre formidabili chiacchere. C’è solo un problema: alle chiacchiere le tradizioni regionali hanno dato un sacco di nomi. Davvero una confusione pazzesca! Vediamo allora come si chiamano lungo la nostra Penisola: 
  • Chiacchiere: Lombardia, Umbria, Abruzzo, Campania, Sicilia 
  • Bugie: Liguria, Piemonte
  • Crostoli: Friuli, Trentino
  • Frappe: Lazio
  • Sfrappe: Marche
  • Cenci: Toscana 
  • Stracci: Toscana
  • Fiocchi: Toscana 
  • Fiocchetti: Emilia-Romagna
  • Sfrappole: Bologna 
  • Intrigoni: Modena, Reggio Emilia 
  • Maraviglias: Sardegna
Ricordare tutti questi nomi può essere un’impresa, ma per fortuna almeno la ricetta è una sola!

 Visita il nostro ricettario e scopri la ricetta delle chiacchiere (o qualsiasi nome tu sei abituato a dare loro)! 

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