TORTA PASQUALINA tra storia e leggenda

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torta pasqualina
 
Nasce nella città di Genova ma i sapori e i profumi che racchiude sono quelli di tutto il territorio ligure con olio d’oliva ed erbe aromatiche. Si prepara soprattutto durante il periodo di Pasqua e ci sono testimonianze antiche che attestano la sua esistenza già nel XVI secolo. Il letterato Ortensio Lando ne scrisse nel: “Catalogo delli inventori delle cose che si mangiano et si bevono”. L’umanista nel libro, oltre a raccontare come si prepara, elenca tutte le verdure impiegate nel procedimento, provenienti dagli orti primaverili. Sempre Lando ci svela che in origine la torta veniva chiamata anche “gattafura”, pare infatti che i gatti ne fossero ghiotti e fossero soliti “furarla” (rubarla) dalle cucine. Lo stesso scrittore confessa che dopo averla assaggiata ne rimase deliziato e gli piacque così tanto che anche lui non poteva resistere alla golosa tentazione un po’ come “un orso alle prese con il miele”. 

Da sempre gli ingredienti della torta Pasqualina sono pochi e semplici: per il ripieno si usano erbette, coste, maggiorana, piselli e cipolline (o altre verdure a foglia, anche selvatiche, come tarassaco e cicoria), arricchito con uova e formaggio, ingredienti un tempo riservati alle grandi occasioni o alle feste. Secondo la leggenda vengono utilizzate le uova, nascoste sode nel ripieno, come simbolo della rinascita e come “portafortuna”, per chi ne avesse trovata una nella propria fetta. 

L’esterno della torta veniva preparato con tante sfoglie sottili, una sopra l’altra, nei casi più devoti gli strati erano 33 come gli anni di Cristo, quando morì sulla croce per poi resuscitare. 

In antichità sulla parte superiore della torta era abitudine fare alcuni segni con il coltello, a volte legati alla ricorrenza cristiana come una croce o un pesce, altre di fantasia, soprattutto per distinguere le torte che venivano portate dalle famiglie al forno del paese per la cottura a legna. 

La comodità della torta Pasqualina è soprattutto il fatto di poterla preparare con anticipo per mangiarla nei giorni successivi, fredda o intiepidita, a casa o all’aperto in una gita fuori porta, per godersi i primi tepori primaverili. 

Noi di Ar.pa la prepariamo con una ricetta un po’ diversa dall’originale, sostituendo la pasta sfoglia con l’impasto della pizza, per ottenere una versione più sostanziosa, adatta come ristoro durante escursioni in campagna o al mare, oppure come gustosa merenda casalinga. 

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